... di serio e faceto, amicizia e odio, felicità e tristezza. Di intelligenza e stupidità... Vi pare poco?

domenica, ottobre 31, 2004

Il ritorno

Eccomi nuovamente affacciarmi sul mondo dei blog.
Mi scuso con quei due o tre visitatori per la mancanza di aggiornamenti ma ho attraversato un periodo di relativa quiete e di blogghesca apatia.
La relativa quiete è stata spezzata da avvenimenti sia piacevoli che spiacevoli.
Un saluto particolare al parente che si è aggiunto come lettore di questo scalcinato blog: CIAUZ!!!
Oggi non voglio annoiarvi raccontandovi le mie paranoie mentali, passerò in rassegna il viaggio di piacere fatto ieri a Milano.

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Milano è sempre Milano, c'è poco da dire. Un sacco da scarpinare e con la metro è una figata; in un attimo sei all'altro capo della città.
La gita parte dal centro con visita a tutti i megastore. Camminata fino a S. Babila e tappa nelle varie Feltrinelli, Mondadori, Messagerie Musicali, Ricordi Mediastore. Un po' come fare il giro del sabato pomeriggio a casa, solo che tutto è 10 volte più grosso ;-))).
Non mancano di certo la piazza della Scala, l'omonimo teatro, palazzo Marino e la Galleria.
Rapida pausa pranzo al McDonald's (per risparmiare tempo; il mio stomaco protesta ancora) e seguente visita al Duomo. Il tempo regge (solo quello meteorologico) e nel pomeriggio un pallido sole ci accompagna.
Spostamento al castello Sforzesco e passeggiata per Parco Sempione fino all'arco della Pace.
Ritorno alla metro e spostamento alla villa Reale e ai giardini del museo di Scienza Naturale.
Trasciniamo le nostre stanche membra fino a Porta Genova dove ci attende il treno del ritorno. Stanchi ma soddisfatti.

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Il viaggio inizia con il primo treno con orario ragionevole. Biglietto fatto alla macchinetta che si mangia 5 euri di resto... Il tratto tra Voghera e Milano è su un treno caldissimo e strapieno; finiamo il viaggio di andata in piedi.
La mancanza di allenamento si fa sentire; dal pranzo in poi ci si trascina svogliatamente nelle tappe pomeridiane del viaggio.
Coda di 30 minuti alla stazione di Porta Genova per fare i biglietti di ritorno; aprire la biglietteria automatica è così difficile? Anzi forse è meglio così. Mi avrebbe ciulato il resto anche quella...

giovedì, ottobre 14, 2004

Amore

Stasera mi tocca un argomento difficile.
Tutto parte da un'allegra cena per salutare un collega che cambia lavoro. Seduti attorno al tavolo si trova un po' di tutto, ventenni (oddio, più verso i trenta che i venti) e quarantenni; scapoli, ammogliati e mezzi ammogliati.
Insomma un po' di tutto.
Un collega, che chiamerò M. per preservarne la privacy, si comporta in modo diverso rispetto agli altri. Tutti bevono una birra e lui si tiene sull'acqua, tutti si fanno l'ammazzacaffè e lui cortesemente declina. Si ordina il dolce e lui se lo fa impacchettare da portare via.
Alle dieci meno dieci M. si alza e saluta tutti. Noi: "Ma dai! Resta con noi ancora dieci minuti, tanto stiamo per andarcene" e lui: "No ragazzi devo andare. Ho una famiglia, dei figli!".
Insomma, alla fine si decide, si alza e se ne va con il suo pacchettino.
Noi si resta a cazzeggiare ancora un poco, ci alziamo, paghiamo il conto e ce ne andiamo.
Fuori dalla pizzeria si parla ancora un po'; un paio di colleghi (uno di Torino e uno di Pavia) hanno intenzione di muoversi per andare a casa. Li accompagniamo alle macchine parcheggiate in piazza; mentre si fanno le ultime due parole per chiudere la serata, due di noi notino una vettura conosciuta da cui scende una collega che, per privacy, identificherò con G.
Partono fischi al suo indirizzo: "Ciao G., siamo qui!!!"; lei si volta, guarda rapidamente, si rigira e sale in un'altra macchina. I due colleghi si fermiano immediatamente e si voltano.
Su che macchina è salita G.? Mi sembra di conoscere quel vecchio modello, con quel colore e nella targa quei numeri 311...
Ma non è la macchina di M.?
Hai capito il bel tomo? Vado a casa perchè ho una famiglia, dei figli...

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Alla serata. Incontri del genere sono molto piacevoli, si scoprono aspetti nascosti della personalità della gente che sono repressi nell'ambiente di lavoro.
Mi sono realmente divertito. Mi spiace che questo collega se ne vada, mi dispiaceva a livello professionale. Adesso che l'ho conosciuto un pochino meglio, mi dispiace ancora di più.
Che dire?
In bocca al lupo Maurizio!

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Inutile dire che scoperte come quella di cui ho parlato prima, portano a riflettere sul vero significato di amore e vita di coppia. Possibile che una persona che mi aveva colpito per il suo attaccamento alla famiglia possa aver cambiato idea così rapidamente?
Noi uomini siamo esseri semplici; il nostro scopo fondamentale è chiavare il più possibile. Quello delle donne è di avere una famiglia, dei figli. Possibile che le due cose non siano conciliabili?
In questo momento non è bello pensare ad una storia d'amore lunga una vita. Film come "Ricordati di me" di Muccino non sono poi così romanzati e fantasiosi; saranno un monito per ciò che succede nella vita? Boh...

giovedì, ottobre 07, 2004

Serenità

Già. E' proprio la serenità l'elemento base della stabilità e della felicità.
Mi rendo conto che stabilità possa essere confusa con l'erroneo concetto del "tutto cambia affinchè nulla cambi" di gattopardesca memoria.
Però è l'elemento basilare di noi umani, è l'unica cosa che ben si mischia con la nostra essenza di esseri abitudinari. Siamo circondati da cambiamenti continui e, nonostante tutto, ci accorgiamo che nulla cambia in modo brusco. Dobbiamo sempre forzare la mano cambiamenti "epocali" della nostra vita.
Si fa largo nella mia mente un proverbio irlandese che parla di serenità: "God grant me the serenity to accept the things I cannot change, the courage to change the things I can and the wisdom to know the difference" (se non sapete l'inglese sono cazzi vostri :-D ).
Un pensiero a mio zio che vede la sua serenità minacciata dai mostri che costellano la nostra esistenza... E' certo una prova dura, ma so che ce la puoi fare; adesso ci vuole tanto coraggio. In bocca al lupo zio!

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Giornate serene. Visita a Milano per un incontro tecnico/seminario con un fornitore. Una di quelle occasioni in cui si può osservare con occhio diverso l'ambiente nel quale si lavora. Si fanno incontri di ogni tipo, dal logorroico superesperto di ogni cosa (dall'elettronica allo sci) ai disperati progettisti "nerds" (se non avete mai partecipato ad una cosa del genere, non sapete cosa vi perdete :-)) ).
Su una scomodissima poltroncina un "nerds" tenta una domanda in inglese: risultato degno di un film con Diego Abatantuono (si badi bene l'Abatantuono dei primi film tipo "Attila il flagello di Dio").
Durante una noiosissima presentazione subito prima di pranzo, si iniziano a notare i primi segni di cedimento legati all'alzataccia mattutina e alla crisi ipoglicemica. Il suddetto Abatantuono in erba cade in uno stato di prostrazione assoluta e cede al meritato riposo del gladiatore.
"Niente di male" penso tra me e me; ad un tratto un inizio a percepire un brontolio sommesso. Mi giro verso un collega e dico: "Cazzo! Ma sta russando?". Ebbene sì... Credo di avere visto quasi tutto nella vita!

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Boh? Il periodo è positivo. Ho già scritto tanto e non voglio tediarvi più di tanto.
Per oggi va bene così...

domenica, ottobre 03, 2004

Passioni

Mi sono sempre chiesto quale fosse la molla che spinge le persone a compiere certi gesti.
Che so, fare centinaia di chilometri per incontrare la persona che si ama (o i compagni di gioco online) oppure stare svegli tutta la notte a pasticciare al computer.
So che qualcuno avrà da obiettare che questi esempi non sono completamente omologhi ma, alla fine, è sempre la passione che muove le persone.
L'impellente necessità di fare qualcosa per provare piacere o soddisfazione, per sentirsi realizzati.
Siamo in preda alle passioni, non ragioniamo con la testa... L'istinto ci guida in tutte le cose. Scegliamo di fare qualcosa in pochi decimi di secondo e spendiamo ore a cercare di razionalizzare ciò che abbiamo fatto. Siamo schiavi della nostra mente.

Ci sono fondamentalmente due tipi di persone:
1) quelli che cercano intense passioni per tempi brevissimi
2) quelli che cercano passioni meno intense per tempi più lunghi

Io mi ritengo più della seconda categoria, anche se certe volte non disdegno la prima.
Forse penso che chi vive le passioni in modo meno intenso riesce a razionalizzarle meglio...
In realtà ci sono altre combinazioni di passione e tempi; per esempio passioni meno intense per tempi brevi, caratteristiche delle amebe e passioni intense per lunghi tempi, comuni ai paranoici e serial killer.

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Basta ho parlato troppo. Oggi ho visto Elena, figlia di Teddy e Giusy (vedi post precedenti).
Bella bimba, per lo meno come possono essere tutti i neonati. Su quel lettino è la rappresentazione della calma più serafica. Attorno il mondo ti scorre ma in fondo chi se ne frega...
Finalmente si sveglia, un sorriso più grande del cielo. Si dice che quando i neonati sorridono è perchè vedono gli angeli. Avrà sentito la nostra presenza. Magari i suoi angeli siamo noi...

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Alle elezioni presidenziali americane perchè mi hanno veramente rotto i coglioni. A fatica tollero quelle italiane, figuriamoci quando vengono propinate per dieci giorni di fila commenti al dibattito televisivo più falso della storia della tivù. Eh sì, la politica sta diventando sempre più una cosa di forma e non di sostanza...
Magari ne parlerò diffusamente. Non ora però.